“RI-CORDARE, IL FILO E LE TRACCE” di Graziella Luccarini
Per i Romani il cuore era il luogo della memoria. “Il ricordo richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso, non nella sua forma originale, e che però, per il solo tornare al cuore, rivive.”
Tratteniamo come ricordo solo ciò che ci ha toccato il cuore. Il tempo della vita è un flusso di continuità e durata, un filo di avvenimenti che si intrecciano. A volte per capire chi siamo dobbiamo andare a ritroso con la memoria e srotolare la matassa, un continuum emozionale fatto di aspettative, speranze, progetti, gioie, delusioni e difficoltà. Ciò che rimane è ciò che ha significato qualcosa per noi, siamo rimasti dove abbiamo fatto qualcosa di significativo, dove ci siamo sentiti noi stessi, connessi con il nostro reale sentire. A volte le vicende della vita ci distraggono, perdiamo il bandolo della matassa e ci allontaniamo talmente tanto dal nostro “Qui” che dimentichiamo completamente cosa vuol dire esserci veramente, in ogni momento della nostra vita.
Questo lavoro autobiografico si compone di immagini attinte dal mio archivio fotografico personale. Fotografie scattate in momenti diversi, per me particolarmente significativi, assieme a fotografie prese in prestito dall’album di famiglia. Fotografia come diario di viaggio, percorso visionario, codice, traccia di noi per chi viene dopo di noi.
La fotografia è memoria per definizione, testimone del tempo e dello spazio.

