CAPOLINEA – Tema dell’anno 2017

CAPOLINEA – Tema dell’anno Di Cult 2017

Lunedì 23 Gennaio alle ore 21.00
presso la sede del Photoclub Eyes
Via Montessori 39 a San Felice sul Panaro (MO)
incontro con Silvano Bicocchi
critico di fotografia e
direttore del Dipartimento Cultura della FIAF


http://www.fiaf.net/agoradicult/2016/12/04/capolinea-tema-dellanno-di-cult-2017/


Elaborazione del Concept – 01
Annunciamo pubblicamente che è “Capolinea” il tema prescelto per il 2017.
E’ un tema di grande forza metaforica, probabilmente anche troppo forte, talmente forte da ingenerare il rischio di restare prigionieri negli stereotipi che tutti abbiamo in mente nel pronunciarlo.
Il tema è potente e dobbiamo andare oltre la prima impressione.
Se volete ci andremo insieme con la serie dei post di elaborazione del concept che viene aperta da questo mio ma che continuerà con i contributi che ognuno di voi iscritti è invitato a dare.
L’elaborazione del “concept tematico” ha lo scopo di dilatare con l’analisi fotografica e mentale le tante potenzialità che questo tema offre, al fine d’aumentare i punti di vista del nostro vedere e pensare.

La metafora è un figura retorica che porta la nostra mente a traslare il significato che attribuiamo a un’immagine, dal concreto delle cose all’astratto di un pensiero; è l’esercizio di un linguaggio figurato. Pertanto innanzitutto occorre analizzare il cose, per capire quali sono gli elementi che accendono la nostra immaginazione metaforica.
Nelle cose, un Capolinea è la stazione terminale, di un servizio di trasporto pubblico, il cui itinerario presenta delle stazioni intermedie. Quindi in ogni itinerario ci sono due capolinea.
Già fotografare questo particolare spazio, prima definito, è coerente col tema.
Consiglio a tutti di fotografare il proprio Capolinea; perché, con l’emozionante conoscenza diretta, sarà la nostra interpretazione soggettiva a ridimensionare lo stereotipo che abbiamo in mente.
Io l’ho fatto e ho visto questo:
Al capolinea termina la corsa in un verso e se si vuole continuare a viaggiare non si può fare altro che tornare indietro da dove si è venuti.
Il capolinea è uno spazio aperto al passaggio dei flussi di persone che arrivano o partono… nessuno resta perché non vi si può albergare; quindi è un Nonluogo.
A parte i gruppi, raramente gli individui che lo affollano parlano tra loro e quindi non si creano relazioni se non un muto scambio di sguardi e un normale atteggiamento comportamentale.

Come in una rappresentazione teatrale, tre sono gli elementi che compongono questa realtà: la scena, le figure, le azioni.
La scena:
Può essere dei più diversi tipi, cambiando il mezzo di trasporto (autobus, metropolitana, treno) e il tipo di località dove è posto il capolinea (paese, periferia, città, metropoli).
Le figure:
Nel capolinea si perpetua una vicenda collettiva tra persone isolate nella propria individualità ma che condividono dei ritmi spaziali e temporali (pensate solo alla massa dei pendolari) dando vita a una storia silenziosa, dove gli sguardi sono il principale mezzo di una relazione silente che accende l’immaginario individuale.
Le azioni:
Come in ogni stazione si può arrivare o partire, ma non è una stazione di passaggio perché nel capolinea termina o inizia l’itinerario e quindi si può cambiare direzione o, se c’è, cambiare intineraio. Come in ogni spazio pubblico le persone vivono l’esperienza dell’incontro occasionale che si perfeziona con il reciproco esibire la propria immagine.

La metafora si accende in noi quando la nostra immaginazione, alimentata dalla realtà, ci porta ad attribuire alla fotografia un significato che va oltre il senso concreto delle cose. Si sa: l’immaginazione metaforica conosce ragioni che la ragione non conosce (1).
Se nell’interpretare il tema “Capolinea”, ad esempio intendiamo come “itinerario” la “vita umana” già si aprono scenari molteplici a seconda che consideriamo la sfera individuale o quella collettiva – la vita giovane o anziana – ma… c’è tanto altro ancora. Di itinerari ce ne sono di tantissime altre nature e scoprirle potrebbe essere il modo per rendere personale il nostro progetto fotografico.
Buona luce.

Silvano Bicocchi
Direttore del Dipartimento Cultura FIAF

Galleria FIAF – Morena Tommasini

I cacciatori di teste – Morena Tommasini

Siamo nel Borneo, Malesia.
Loro sono gli Iban del Sarawak e attraverso queste fotografie vorrei riuscire a portare un po' di loro dentro ad ognuno di voi. E' una popolazione tribale che vive ancora in gran parte secondo le tradizioni e le usanze antiche; qualcuna è stata abbandonata qualche altra viene portata avanti ancora oggi. Ho cercato di rappresentare quello che è la loro quotidianità, il loro spirito animista, il loro senso del legame familiare e comunitario. Guardateli negli occhi quando possibile, non sempre lo lasciano fare, fotografare gli occhi temono possa rubare l'anima, sono molto religiosi. Hanno poco, i pochi oggetti moderni sono evidenti passaggi dei turisti, ma ti accolgono sorridenti ed offrono allo straniero quanto è loro possibile, anche solo un bicchiere di vino di riso. Sorridono, sorridono tanto, io mi chiedevo perchè e ancora non ho la risposta. Mi auguro di trasmettere attraverso poche fotografie quello che sono e quello che hanno da dare e da chiedere. Mi auguro questo possa essere un reportage diverso.
Siate viaggiatori, mai turisti. Sempre ed ovunque.

La mostra sarà inaugurata Lunedì 9 Gennaio 2017 alle ore 21,30 presso la sede del Circolo Fotografico PHOTOCLUB EYES BFI in Via Montessori 39 a San Felice sul Panaro.