Paolo Cambi

“CIAO BABBO” di Paolo Cambi

L’Alzheimer si mangia i volti, i nomi, gli affetti.

“E arriva sempre il momento che perdi la pazienza, che la rimproveri di non saper fare la cosa semplice, che non è possibile che si sia dimenticata di nuovo la chiave attaccata alla porta, che non riesca a trovar più la strada di casa, il rifugio che ha governato per decenni. Che guardi con aria smarrita i vicini, i negozianti, che alzi gli occhi al cielo dicendo oggi piove mentre tu te li stai proteggendo da un sole accecante.

Provi un istinto innaturale, pensi cose che non avresti mai immaginato, devi reprimere la tua disperazione, cerchi di convincerti che lei non è consapevole, per fortuna, che se non lo osservi il mostro scomparirà.

Invece è sempre lì, ed è anche dentro di te, il mostro sta combattendo per toglierti il sonno, il senno e la voglia di vivere, per testare la tua resistenza, quella degli altri familiari, ma tu non vuoi dargliela vinta, l’assisti fino alla fine.

Accetti la lotta, lo fai per chi non può, pur consapevole che ogni sforzo sarà vano; solo per poter dire non averla consegnata senza lottare nelle mani del mostro che è riuscito a portar via molto, quasi tutto, ma nulla ha potuto contro l’amore che lei ti ha dato e quello che le hai restituito.

In un tempo (supplementare) sospeso, guadagnato alla vita.

Alla fine, ho vinto io. “

Tratto da un racconto scritto da Pierluigi, per Associazione Alzheimer Roma.